9 May 2025
2021/12/20 - 13:20 View: 399

Nucleare, i colloqui di Vienna per la revoca delle sanzioni all’Iran e le intenzioni di Teheran

Nucleare, i colloqui di Vienna per la revoca delle sanzioni all’Iran e le intenzioni di Teheran * Ministro degli Esteri della Repubblica Islamica Iraniana

Nucleare, i colloqui di Vienna per la revoca delle sanzioni all’Iran e le intenzioni di Teheran

di Hossein Amir-Abdollahian *

L’intervento del ministro degli Esteri di Teheran sulla ripresa dei negoziati: siamo seriamente intenzionati a trattare e agire in buona fede: il risultato pratico e tangibile dei negoziati sarà la revoca delle sanzioni.

Se i passi avanti compiuti nel corso di sei cicli di intensi negoziati a Vienna non hanno portato agli esiti sperati, la causa è da ricercarsi nelle pretese esagerate e nelle posizioni poco realistiche da parte degli Stati Uniti. In questo momento, stiamo per avviare una nuova tornata di colloqui. Lo scopo principale è il ripristino dei diritti della nazione iraniana e la revoca di tutte le sanzioni imposte all’Iran, in modo unilaterale e a livello extraterritoriale, dagli Stati Uniti, i quali non fanno più parte del JCPOA (il piano d’azione congiunto globale sul nucleare iraniano).

Difatti, gli Usa si sono ritirati dal JCPOA l’8 maggio 2018, con una mossa giudicata illegittima e universalmente condannata. Secondo il consenso internazionale, questi comportamenti illegali da parte degli Stati Uniti dimostrano un disprezzo totale per le leggi internazionali e per la Carta dell’ONU, vanno a ledere il multilateralismo e rappresentano una grave minaccia alla pace e alla sicurezza tra le nazioni. Malgrado la formazione di un nuovo governo negli Stati Uniti, le sanzioni unilaterali e illegittime non solo sono rimaste saldamente in vigore, ma si è protratta inalterata la politica di imporre sanzioni all’Iran. È palese che tali misure adottate dagli Stati Uniti puntano a impedire all’Iran e ai paesi partecipanti al JCPOA, oltre che ad altri membri della comunità internazionale, di godere dei diritti e dei benefici previsti dall’accordo sul nucleare e dalla risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Purtroppo, i governi dei tre paesi europei presenti nel JCPOA, pur considerando illegittima e inaccettabile la scelta statunitense, hanno in pratica assecondato le posizioni americane, attraverso il loro silenzio e inazione. Lo schieramento dei tre paesi europei nel JCPOA, a favore delle misure devastanti imposte dagli Usa, ha di fatto reso nullo l’accordo sul nucleare, in quanto elimina ogni vantaggio economico per l’Iran.

È questa l’amara realtà degli ultimi anni che, si spera, rischiarerà il cammino verso l’introduzione di future proposte. Nel proseguire sul disastroso sentiero tracciato da Trump, l’attuale amministrazione americana ha sollevato un interrogativo cruciale, vale a dire se il governo Usa è davvero intenzionato o meno ad adempiere ai suoi obblighi e ad abbandonare le politiche fallimentari del passato. Non sembra difficile trovare risposta a questa domanda, basta osservare la condotta assunta dal governo americano negli ultimi mesi. Nessuno, però, può mettere in dubbio la serietà e la buona volontà dell’Iran nel rispettare pienamente i suoi impegni. Dopo il ritiro illecito degli Stati Uniti e l’imposizione delle sanzioni, l’Iran si è astenuto, in buona fede, da qualunque ritorsione o contromisura. Inoltre, accogliendo la richiesta degli altri membri del JCPOA, e dell’Unione europea come coordinatrice dell’accordo sul nucleare, l’Iran ha scelto di non sospendere gli impegni presi con il JCPOA, allo scopo di dare agli altri membri del JCPOA la possibilità di rimediare all’impatto negativo del ritiro americano.

Tuttavia, visto il perdurare di questo stato di cose non costruttivo, e dopo un anno di pazienza strategica, davanti all’inasprimento delle sanzioni americane e al mancato rispetto degli obblighi contratti dai tre paesi membri europei, all’Iran non è rimasta altra scelta che quella di far valere i suoi diritti, come enunciati nei paragrafi 26 e 36 del JCPOA e di sospendere, parzialmente e per gradi, l’assolvimento dei suoi obblighi a partire dall’8 maggio 2019. Non avendo constatato alcuna variazione nello stato di fatto, in mancanza inoltre di misure di contrasto introdotte da parte dei principali membri del JCPOA, e considerando gli eventi deplorevoli del passato, il parlamento iraniano ha varato, il 2 dicembre 2020, la legge del «piano di azione strategico per la revoca delle sanzioni e la protezione degli interessi della nazione iraniana». Questa legge obbliga il governo dell’Iran a sospendere gradualmente ogni adempimento degli obblighi assunti volontariamente sotto la JCPOA, a meno che le controparti dell’accordo siano disposte ad ottemperare pienamente e concretamente ai loro impegni.

La Repubblica islamica dell’Iran, malgrado il mancato adempimento da parte dei paesi occidentali degli impegni assunti nel JCPOA, è pronta ancora una volta, e in buona fede, a intraprendere negoziati fattivi per siglare un “buon accordo” con il P4+1. La Repubblica islamica dell’Iran assicura la massima serietà e determinazione, e tutta la buona volontà per raggiungere un accordo soddisfacente a Vienna. In questo processo, non bisogna mai dimenticare che agli Stati Uniti va addossata la principale responsabilità della situazione attuale. Negli ultimi quattro anni, il governo degli Stati Uniti ha fatto tutto il possibile per smantellare l’accordo sul nucleare, mentre l’Iran si è adoperato in ogni modo per tenerlo in vita. Nel corso dei sei cicli negoziali finora intrapresi, è apparso evidente all’Iran che gli Stati Uniti non hanno veramente capito che per tornare al JCPOA occorre rimuovere, in modo concreto e documentabile, tutte le sanzioni imposte all’Iran dopo l’abbandono degli Usa. La Risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite invita gli stati membri ad «adottare tutte le misure necessarie per l’attuazione del JCPOA, compresi gli interventi in linea con il piano stabilito dal JCPOA e da questa risoluzione, astenendosi dal prendere iniziative che potrebbero pregiudicare l’esecuzione degli impegni nei termini previsti dal JCPOA», Il principale obiettivo dei prossimi colloqui sarà la piena e concreta esecuzione delle misure fissate dal JCPOA e la normalizzazione dei rapporti commerciali e della cooperazione economica con l’Iran. È evidente che per rientrare nel JCPOA l’Iran dovrà pienamente beneficiare dalla rimozione di tutte le sanzioni.

L’Iran è pronto a sospendere l’attuazione di contromisure se verranno assicurate, oltre alle garanzie, anche una stima dei danni subìti e la revoca di tutte le sanzioni, in modo concreto e verificabile. Il probabile ritorno degli Stati Uniti all’accordo sul nucleare non avrebbe alcun senso, a meno che non vengano offerte garanzie per scongiurare il ripetersi delle drammatiche esperienze del passato, e i partner commerciali dell’Iran non possano serenamente riallacciare i loro legami economici di lungo termine con l’Iran, senza dover temere ritorsioni. È evidente che nel corso delle prossime trattative l’Iran non sarà disposto ad accettare richieste oltre i termini stabiliti dal JCPOA. La Repubblica islamica dell’Iran inoltre non entrerà nel merito di contenuti che vadano al di là di quelli strettamente pertinenti all’accordo sul nucleare. Vorrei ribadire ancora una volta che questa opportunità non è uno spiraglio destinato a restare aperto indefinitivamente, e pertanto invito gli Stati Uniti e i tre paesi europei a prenderne atto. La Repubblica islamica dell’Iran ha compiuto sforzi diplomatici risoluti e fattivi per eliminare le oppressive sanzioni americane, e a tale scopo ha studiato un sistema efficace per neutralizzare tali sanzioni, in linea con il suo programma di sviluppo economico sostenibile. Senza ombra di dubbio, Teheran conferma il suo impegno a promuovere e tutelare le conquiste dei suoi scienziati nucleari e la sua industria nucleare civile, e non è disposto a rinunciare al suo programma nucleare a scopo pacifico. Teheran non intende abbandonare il suo piano di crescita più vasto, nell’industria e nel commercio, oltre che nei settori marittimo e spaziale, nella difesa, nella scienza e nella tecnologia, nè porre limiti e restrizioni al suo progresso economico. Un accordo è possibile, se tutte le parti coinvolte dimostreranno all’atto pratico la loro ferma volontà politica. Malgrado le mancate promesse dell’Occidente e la sfiducia verso le posizioni e le politiche non costruttive della Casa Bianca, la Repubblica islamica dell’Iran conferma il suo impegno di “reale determinazione” e “buona fede” nel sedersi al tavolo dei negoziati a Vienna, allo scopo di raggiungere un “buon” accordo, sostenibile, concreto e verificabile, in cambio del ritiro delle sanzioni. Il gruppo di negoziatori della Repubblica islamica dell’Iran è pronto a partecipare attivamente, con la massima serietà e buona fede, e a portare avanti una logica negoziale per tutelare gli interessi e i diritti della nazione iraniana. I miei colleghi ed io appoggiamo la squadra negoziale, come pure il principale negoziatore, Baqeri Kani, che vanta una grande esperienza di trattative in questo campo. Se necessario, sono pronto a intraprendere ulteriori consultazioni con le mie controparti.

* Ministro degli Esteri della Repubblica islamica iraniana

https://www.corriere.it/esteri/21_dicembre_03/nucleare-colloqui-vienna-la-revoca-sanzioni-all-iran-intenzioni-teheran-b5cc3e60-541a-11ec-98a1-668fb2fc840e.shtml 

 

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